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Eliana Frontini Novara, carabiniere ucciso: un Social media epic fail

Eliana Frontini Novara, carabiniere ucciso: un Social media epic fail

Eliana Frontini è una professoressa di Novara che ha scritto su Facebook un commento inaccettabile sul carabiniere ucciso Mario Cerciello Rega e il suo nome potrebbe diventare un caso di social media epic fail. A poche ore dalla morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ucciso a Roma con 11 coltellate in centro, la professoressa aveva infatti scritto sul suo profilo Facebook: «Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza». Subito dopo alla luce degli attacchi social che ha iniziato a subire si è pentita, ha cancellato il post e chiesto scusa. Si è assunta una responsabilità che di fatto macchia una intera carriera. Ha chiuso l’ account e gravemente in contrasto con la funzione educativa e gravemente lesiva dell’immagine della scuola, ora la sua carriera sarà sotto osservazione da parte dell’ ufficio scolastico regionale del Piemonte e dall’Ordine dei giornalisti.

Non voglio scrivere critiche o accuse a una persona – che è evidente – ha commesso un errore grave. Quello che mi interessa in questo post è analizzare la vicenda a livello sociologico, se possibile, sicuramente dal punto di vista della comunicazione.

Eliana Frontini Novara, carabiniere ucciso: un Social media epic fail da analizzare

Su SemRush, tool del web marketing attualmente n.1 sul mercato, il suo nome è già entrato in topic. Su Google Trends, guardate l’impennata che hanno avuto le query “eliana frontini”; “Eliana Frontini Novara”; “Eliana Frontini facebook”; “Eliana Frontini carabiniere”.

Google Trends Eliana Frontini Novara carabiniere ucciso
Google Trends Eliana Frontini Novara carabiniere ucciso

Questo caso lo sento particolarmente: anch’io sono un insegnante, anch’io sono di Novara, la città che amo. In questi giorni su Facebook sulle bacheche dei miei amici ho letto rabbia, sgomento, incredulità. Ma quello che mi ha colpito è stato l’odio sui profili nazionali e in commento alle news diffuse da tutte le agenzie e testate locali. Un odio che va oltre l’atto eroico offerto dal carabiniere ucciso a Roma. Proprio per quello sguardo bonario, per il fatto che aveva appena coronato il suo sogno d’amore col matrimonio nemmeno due mesi fa, l’Italia si è affezionata e commossa a questo giovane napoletano, che faceva volontariato una volta a settimana e portava i disabili in pellegrinaggio. Un giovane come oggi ce ne sono pochi. Su questo la mia generazione non è il massimo. E quando scopri che chi va via, è uno dei pochi, ci colpisce ancora di più.

Quello che mi spiace è che si stia dimenticando la misura. Tanto è stato fatto col post, tanto quanto stanno facendo i leoni da tastiera con attacchi personali alla famiglia della professoressa, all’Istituto dove insegna il Pascal di Romentino, alle pagine social a cui lei collaborava, confermando una volta di più che Umberto Eco nella sua ultima analisi, direi semiotica, sui nuovi media ci ha lasciato poco prima di morire. Lo scrittore alessandrino a margine di una laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media” a Torino nel 2015 affermò:

«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Impariamo qualcosa da Mario, onoriamo la sua memoria

Lungi da me discolpare un atto che va oltre il buon senso e di non avere tenuto una condotta gravemente in contrasto, lasciamo che chi nelle dovute sedi prenda i dovuti provvedimenti, se verrà fuori che non è stato hackerato il suo profilo. Ma qualcuno si è chiesto se la professoressa ha una famiglia e magari dei bambini? Nel caso, queste persone che colpa hanno in questa vicenda? E che vita avevano prima che questa vicenda assumesse questo peso e che vita avranno ora?

Credo che la vicenda di questo carabiniere deve far riflettere tutti. Spero che chi l’ha ucciso paghi, non solo per la giustizia, ma soprattutto per la giovane moglie del carabiniere ucciso. Quello che non capisco è cosa renda migliore chi augura la morte a questa donna o offende i suoi famigliari (magari sua mamma è anche morta, sarebbe lo stesso sfregio fatto al carabiniere, per me sono assurdi entrambi!).

Se qualcosa si può imparare è che dobbiamo ringraziare le forze dell’ Ordine perchè ci sono ancora persone come il vicebrigadiere Cerciello Rega e sono la maggioranza silenziosa.

Onoriamo la sua memoria con il rispetto e non con l’odio.

Grazie per l’attenzione,
Francesco Umberto Iodice