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Shoah, giorno della Memoria. Si può fare comunicazione sull’Olocausto?

Nel giorno della memoria, la giornata in cui si ricordano le vittime dell’Olocausto e del nazismo, il rischio di banalizzare una delle più grandi macchie dell’umanità è grande.

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Russa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, arrivarono nei pressi di Auschwitz. Questa città polacca era sede dell’enorme campo di concentramento e sterminio utilizzato nel corso del genocidio nazista. I russi liberarono i superstiti.

L’apertura dei cancelli di Auschwitz, come ricorda Wikipedia, fu fondamentale anche perchè “mostrò al mondo intero non solo molti testimoni della tragedia, ma anche gli strumenti di tortura e di annientamento utilizzati in quel lager nazista”.

Non voglio fare l’ennesimo post storico e politicamente corretto sull’orrore della Guerra, ma mi piacerebbe fare una riflessione con gli occhi di chi studia le tecniche di comunicazione.

Una campagna che ho molto apprezzato su questo tema, l’ho scoperta su un vecchio articolo su www.ilpost.it. E’ una campagna di comunicazione provocatoria realizzata da Archi’s Comunicazione per Regione Umbria.

L’obiettivo di questa campagna, dichiaratamente social (siamo nel pieno boom di Facebook) era attraverso frasi o domande molto brevi far riflettere sul dramma. Personalmente, mi ha sempre colpito che sia avvenuto solo pochi anni fa, 73 anni oggi. So che molti non apprezzano il ricordo e applicare le regole della comunicazione anche a tragedie simili, però non l’ho trovata offensiva della dignità dei morti mostrati. Non meno, per esempio, delle ultime campagne per la fertilità delle vacche ordita dalla “pubblicità progresso secondo Beatrice Lorenzin”. Quella sì, che se fossi una ragazza, una donna e già una mamma mi avrebbe offeso. La commissione pubblica da parte di una regione che amo, l’Umbria, certifica l’originale intento didascalico da leggere nell’ambito di una diffusione sui Social Network.

Quando ero a scuola, alle medie, al liceo classico e infine all’Università preparando l’esame di Italiano 3, ho sempre preferito la richiesta di Primo Levi di mantenere alta la memoria di quanto accaduto, rispetto alla nostrana preghiera alla dimenticanza. Dobbiamo ricordare sempre il passato, perchè come asserivano i latini: historia magistra vitae

E quindi rispondendo alla domanda nel titolo, cosa che se fosse un pezzo giornalistico non avrei mai potuto fare (ma questo è un blog!): sì, si può e, secondo me, entro certi limiti si deve fare comunicazione anche sulla Shoah. Abbiamo bisogno anche di qualche immagine scomoda, che ci possa umiliare in quanto persone civili (anche se incolpevoli di questa tragedia) perchè non accada mai più. E non si chiudano gli occhi non volendo guardare a quei Paesi del terzo mondo dove le pulizie etnico-religiose avvengono ancora. Pensiamo per esempio ai nostri fratelli cristiani nell’Africa nera…

Preferisco di fronte a drammi come l’olocausto non girare la testa e chiedermi se coloro che hanno compiuto tali violenze siano uomini…

 

Se questo è un Uomo

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici:
considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna
senza capelli e senza nome,
senza più forza di ricordare,
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore,
stando in casa andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca
i vostri nati torcano il viso da voi.

Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino 1958.

Grazie della tua attenzione,
Francesco Umberto Iodice

Un commento su “Shoah, giorno della Memoria. Si può fare comunicazione sull’Olocausto?”

  1. L’ha ribloggato su AWEe ha commentato:
    In the International Holocaust Remembrance Day, not only avoid to forget, but also remember with respect.
    Nella Giornata della Memoria, non limitiamoci a non dimenticare, ma ricordiamo con vero pudore.

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